Ad un compagno di lavoro

 

Non siamo stati amici, competitori piuttosto,  con punte di cattiveria reciproca,  a seconda dei tempi e delle occasioni.                                          Ora, io, scampato per un po’ alla morte; tu, malato di morbo infame che ti inchioda alla inazione; scopriamo l’amore che tutto muove.             E amandoci,  inganniamo le ore,  che lentamente e inesorabilmente, ci conducono alla morte.