La donna che doveva operarsi

 

Al bar a bere un caffè, dopo il congresso partecipato da medico-paziente, un po’ defilato, saluti di falsa cortesia.                                  Operazioni in diretta con la sala convegni, complimenti tra l’operatore e i colleghi della sala.       E’ gente, questa che forma la comunità dei chirurghi, che nasconde, dietro sorrisi di rito e pacche sulle spalle, invidie e rancori, e contese feroci per incarichi di prestigio, o per accaparrarsi pazienti-clienti.  Accanto a me sorbisce un caffè una donna malmessa , occhi malati, ciabatte sgualcite, veste da camera approssimativa.      E’ scesa dal reparto , la devono operare domani, me lo dice perché non ha nessuno a cui dirlo, non figli , non un compagno, come si dice nella società laica di oggi.    Lo aveva ma se ne è andato da tempo.  Gli hanno detto che ha un tumore al fegato e che si deve operare.     Sa solo questa cosa ,è entrata ieri, gli hanno dato un beverone , lo deve trangugiare nel corso della giornata.     Le farà venire la diarrea, ma servirà per ripulire l’intestino.     Mi chiede se ne può lasciare un po’, non ce la fa più dai dolori di pancia.  Mi dice queste cose, chi  sa perché  proprio a me.      Forse perché non ha nessuno a cui dirle.   Io, medico-paziente, reduce dal congresso, so che l’opereranno domani e l’intervento sarà trasmesso in diretta nella sala, in diretta le toglieranno gran parte del fegato, ma lei non sa niente.      Probabilmente l’hanno chiamata all’ultimo perché servivano altri pazienti per il congresso e così l’informazione è stata sommaria , essenziale per usare un eufemismo.   Lei si è accorta di una certa frettolosità e reticenza, e me lo ha confidato.   “Forse perché sono sola?”, ha aggiunto e poi ha raccontato che le era venuta voglia di firmare e tornarsene a casa.   Ma poi ha pensato che non era così importante decidere quella cosa.                  Non aveva nessuno al mondo, andasse come doveva andare.     Sono stato con lei , parole di conforto,dopo,  le ho preso la mano e l’ho salutata disegnando con le nostre mani unite un segno della croce su di lei.