Etica e libertà

 

 

 

 

“Fatti non foste a viver come bruti ma a seguir virtute e canoscenza”

 

Così faceva dire ad Ulisse Dante nel canto XXVI dell’Inferno.   La frase riassume compiutamente una concezione dell’uomo che lo vede dominatore  delle passioni e attento a rivolgere il sentire e l’azione verso la virtù e il desiderio di conoscere.     L’umanità raccontata da Dante, aspirava a liberarsi della natura meno nobile del suo essere, che rendeva l’uomo più simile agli animali, e a conformarsi all’idea di superiorità e diversità che sentiva di avere in sé e nel suo destino.      Nel governare gli istinti si esprimeva la sua libertà.    Ne erano ispiratori alcuni  grandi pensatori del mondo classico greco e romano e la religione cristiana ne aveva preso l’eredità, dettando le regole di un vivere che premiava la virtù e condannava come peccato i comportamenti  meno nobili.   La libertà si manifestava anche nel trasgredire e nel peccare, ma la coscienza etica della virtù,  attraverso la richiesta del perdono e i buoni proponimenti, riaffermava la superiore  libertà di elevarsi e migliorarsi.    Perché il cedere agli istinti e alle seduzioni materiali presupponeva un atto di volontà debole, di scarsa rilievo, oscurato dalla perentorietà dell’impulso: dunque una libertà coartata.      Ben diverso dal seguire la virtù che attiene alle conquiste della mente e parimenti del cuore, qui la libertà è scelta difficile,contro natura, espressione e conquista dell’intelletto.        Così è stato per secoli nella cultura occidentale, in Europa e nel mondo cristiano.    Dopodiché,  prima lentamente,  quindi in modo vorticosamente accelerato le cose sono cambiate.    Una ricchezza che, da privilegio di pochi aristocratici, diventava conquista delle nuova classe borghese, e poi un miglioramento delle condizioni di vita anche per le masse popolari, hanno portato ad una progressiva liceità dei costumi.    Così l’esortazione alla virtù è stata vista come una pratica desueta, magari un abile trucco delle classi dominanti, teso a dominare il popolo,  a confonderlo, così da non fargli percepire la condizione di subalternità nella quale era relegato.   Per preservare un ordine sociale che comportamenti non controllati, potevano turbare.   Dunque la predicazione della virtù che veniva dall’alto era una truffa e gli stessi che la predicavano venivano accusati di continuare a fare il loro comodo, ridendo delle esortazioni che impartivano agli altri.    Questo processo di critica del passato e acquisizione di nuovi comportamenti disinvolti , si è andato affermando con la modernità, ed il processo di liberazione dalle virtù si è spinto oltre e con Freud e la scuola che ne è derivata, è diventato consustanziale  alla salute fisica e psichica dell’individuo.     Dunque gli impulsi fino allora repressi o altrimenti sanzionati dalla morale corrente, se non addirittura dalla legge, andavano nobilitati ed accettati, addirittura ricercati.  Andava in soffitta la pretesa di educare a sentimenti nobili e alla sublimazione delle passioni.    Però lo sviluppo della nuova cultura non è stata indolore ,coloro che erano stati  educati al controllo degli istinti e incoraggiati ad inseguire la  nobiltà del sentire e dei comportamenti si sono trovati disorientati, confusi, goffi nella pratica dei nuovi stilemi.      Così, la consuetudine  di nascondere le trasgressioni, magari per il proposito di non commetterle  più, dal nuovo corso è stata condannata, rigettata, tacciata di ipocrisia. Non ci si doveva vergognare di niente, tutto poteva, doveva venire alla luce, essere condiviso.      Ma la condivisione comporta giudizi,   sguardi pruriginosi, o censori, o ruffiani. Accade che la trascorsa esortazione alla virtù, si è trasformata nella religione della libertà assoluta delle idee e dei comportamenti.                Ma questa libertà è  regolata dalla condivisione di principi e regole che la nuova fede laica post-illuminista ha elaborato, riconducibili ad un comune sentire nei temi della globalizzazione, del razzismo, dell’antifascismo, della procreazione innaturale, dell’omosessualità, del superamento del concetto di famiglia , etc…       Muovendosi ligi in questi percorsi si ha la possibilità di esplicare la propria libertà.      Gli oligopoli per i loro interessi finanziari  hanno facile gioco ad inserirsi in questo meccanismo, a condizionare comportamenti, valori e disvalori che con la libertà dell’individuo hanno nulla in comune .    Com’era inebriante peccare e poi pentirsi, tornare alla virtù e cadere di nuovo in un processo infinito che alla fine ci faceva adulti.    Ma è arrivato Freud e ci ha spiegato che peccato mortale è reprimere gli istinti e la condanna non è l’inferno perché non c’è un al di là e comunque non interessa , la condanna è qui con la nevrosi e la pazzia.    Dunque in Occidente si è imposta la cultura della liberazione dell’individuo dalle pastoie della tradizione.      Non così in Oriente dove la penetrazione della cultura occidentale si è realizzata in modi diversi e ha dovuto fare i conti con le tradizioni locali.      Lì si è creato un caleidoscopio di modernità e costumi tradizionali  variato nel tempo e non sempre nel senso di un’integrazione.     Anzi nei paesi del Medio Oriente si è sviluppata una rivolta verso la cultura occidentale, che ha assunto i colori dell’integralismo islamico.    Ad esempio si è tornati ad una sottomissione della donna, dopo le aperture realizzate in Persia dallo Scià , come anche negli altri paesi magrebini dominati in passato  dal partito socialista Baat.     In India il partito integralista induista ha preso il potere ponendo fine al governo progressista dei Gandi.     In Cina si è prodotta l’insolita fusione tra comunismo e capitalismo,e un grande progresso economico, ma, quanto a diritti civili,  rivoluzioni femministe e altro, buio totale .     E anche da noi in Occidente, il manifestarsi di tendenze reazionarie, impersonate dai governi e dai movimenti sovranisti, da Trump negli Stati Uniti, e in generale da un viraggio a destra dell’opinione popolare.    Che sta succedendo, la rivoluzione laica, progressista, di sinistra, ha perso la spinta propulsiva?.        Forse c’è un ripensamento , forse sono emerse nuove esigenze ed inquietudini dopo il rifiuto della tradizione e la liberazione dei costumi.     C’è un mondo saccheggiato, malato come l’umanità, preda della nevrosi del fare. L’epidemia che gira indisturbata per i continenti, sembra mettere un freno a questa rincorsa sfrenata, ma tutti sanno che è una sospensione temporanea, per poi ripartire con ancora maggior vigore.     E’ tempo di tornare alla virtù, alla ricerca di risposte non solo temporanee alla domanda di un senso dell’esistenza.   Alla suprema libertà di ragionare di assoluto.