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TRENI

I treni arrivano e partono nella casa di mattoni rossi bordati di bianco travertino, nostalgia fascica,                      attesa di un ritorno, di una nuova partenza.  Si  muovono i treni,  incessantemente, e con loro gli umani,        ancora stanchi delle strade fangose d’Europa,  da un monastero all’altro, a pregare Dio per non impazzire,              con i morsi della fame e del freddo, bagnati nelle lane grezze,  intrise di pioggia. Briganti sulle strade,                        li depredano,  li lasciano agonizzanti sul ciglio della strada. Poi furono littorine, tartarughe, pendolini, frecce.          Tutto ferro e corrente elettrica, corrono su rotaie, i bagni sempre lordi, non bisogna pisciarci, quando …

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La neve, a tratti, è scesa discreta, nell’aria senza vento.

Non molta, quanto basta per imbiancare il mondo, intorno a noi.

Camminiamo incuranti del freddo sulla pelle.

E’ un andare senza fatica,

grandi respiri puliscono i polmoni e ossigenano organi,

stanchi di troppa civiltà.

Dalla campagna il paese sul colle appare fatato,

la neve ha ricoperto le pietre, come in un amplesso senza fine.

Saliamo sin lassù, nessuno per le strade, non rumori oltre il crepitio dei nostri passi.

Improvviso, il suono delle campane si propaga per le strade, oltre le mura, nella campagna intorno.

E’ per noi …

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La basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma

                   

                                                                                                                                          

                                                                                         

 

 

 

Sant’Agostino nasce a Tagaste (attualmente in Algeria) nel 354, e muore vescovo, a Ippona nel 430.   Scrive molto non solo di teologia,  e poi compone  la sua opera più conosciuta: Le Confessioni,  sorta di autobiografia, dopo la conversione al cattolicesimo per l’influenza della madre Monica e di Ambrogio vescovo di Milano.   Da quel momento in poi, abbandonata la vita di piaceri e lontana da Dio , diventa un servo della chiesa, combatte le eresie del tempo, e si dedica alla ricerca teologica di cui diventa un maestro.   L’aspirazione a vivere da

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Bobo

 

 

 

Un tratto di campagna umbra ai piedi degli Appennini, altopiano di media quota intorno ai 500 metri.      Inizia a Nocera Umbra dove si arriva percorrendo la via Flaminia.        La strada, all’altezza di Foligno, dopo aver toccato Spoleto, e prima di proseguire per Perugia, devia a destra, e si snoda in un passaggio tra il monte Subasio a sinistra e i rilievi preappenninici a destra.       Raggiunge Nocera Umbra dopo 25 chilometri, salendo di 300 metri e si immette sull’altopiano che termina a Scheggia dopo altri 35 chilometri.             Lì attraversa la catena montuosa superando l’omonimo passo posto a poco

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UN RICORDO DI DOMENICO TINI

Siamo stati insieme per vent’anni, gli anni della nostra giovinezza, del sacrificio e dell’amore per i malati. …….le notti a cucire ferite, a palpare addomi dolenti, a trasportare i sofferenti ai raggi, a prepararli per la sala operatoria…….. e, nelle pause, a prendere caffè e fumare sigarette, e qualche breve riposo su barelle accostate al muro della medicheria, noi medici più agevolati sul letto della guardia.    C’erano Lalla, Pellegrino, Palma, Graziano, e…… con te in sala operatoria.    E c’erano Negri e poi Furiosi, e poi c’eravamo noi: Leo, Ansuini, Appignanesi e gli altri…………………………..

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La bambina albanese

 

   

Era festa in piazza.   

Una sera d’estate, la manifestazione, la prima di una serie che avrebbero risvegliato il paese dal letargo invernale.                                                                                                                          Piazza deserta e  bar semideserti nei lunghi mesi d’inverno. Pochi stranieri in paese, per mancanza d’offerta di posti di lavoro, per la politica dell’amministrazione, non molto favorevole all’accoglienza e all’immigrazione.  I pochi, non gente di colore, solo qualche albanese, arrivato da tempo.       Tra questi,una donna con i suoi due figli, forse un marito, ma non evidente, se pur esistente.          Lei da anni impegnata come cameriera in un ristorantino, da sembrare ad occhi inesperti e

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A mio padre

Stava finendo l’inverno di quel 1957, forse l’anno della gran neve o era stato l’anno precedente, non ricordo.      Bambino di quell’età, che precede immediatamente l’adolescenza, in un mondo duro ,ostile.  L’essenziale per vivere , niente di più.       Se fosse mancato appena qualcosa, sarebbe stata solo miseria dignitosa.  Le scarpe con i ferretti per non consumare le punte, la maglia sulla pelle che graffia prima di adattarsi, mani e piedi freddi come la casa, al di fuori della stufa della cucina.     Bambini cattivi che giocano alla guerra di cui era ancora nell’aria il sapore, il maestro che commina  

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Etica e libertà

 

 

 

 

“Fatti non foste a viver come bruti ma a seguir virtute e canoscenza”

 

Così faceva dire ad Ulisse Dante nel canto XXVI dell’Inferno.   La frase riassume compiutamente una concezione dell’uomo che lo vede dominatore  delle passioni e attento a rivolgere il sentire e l’azione verso la virtù e il desiderio di conoscere.     L’umanità raccontata da Dante, aspirava a liberarsi della natura meno nobile del suo essere, che rendeva l’uomo più simile agli animali, e a conformarsi all’idea di superiorità e diversità che sentiva di avere in sé e nel suo destino.      Nel governare gli

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C’è un paese ai piedi degli Appennini ,in Umbria.   Si chiama Sigillo e la montagna sopra , monte Cucco.    I nostri padri e i padri dei nostri padri sono nati lì e i più, da lì  partirono per l’Italia e qualcuno per il mondo a guadagnarsi la vita con il loro lavoro di artigiani della pietra e del mattone.          Non ci sono più.          Era rimasta la zia Caterina sino ad alcuni mesi fa.     Aveva sfidato gli anni grazie all’amore del nostro cugino Umberto.     Ora ci siamo noi, dispersi, lontani.    Penso sarebbe bello ritrovarsi un giorno  a Sigillo,  per

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PROVE DI EUTANASIA

     

Tachipirina e riposo, chiamare solo se si aggrava.           E dopo un po’ si aggravano, con il respiro che diventava difficile, la febbre che aumenta.         Così chiamano e quelli vengono a prenderli.          Una borsa con gli effetti personali, un po’ di denaro, il cellulare.          Un saluto inquieto alle persone di casa, che non possono accompagnarli né visitarli, dopo, in ospedale.           Salgono con le loro gambe sull’autoambulanza, in mezzo a gente mascherata.      Andando, pensano stralunati, che sia solo un brutto sogno.         In fondo si sentono ancora bene, solo quel respiro un po’ difficile.                Hanno detto loro che si tratta

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